Ponte incubo sul Gran Sasso: “Il cemento ci cade addosso”
Piovono pietre. Non è facile la vita sotto il ponte, soprattutto quando sorgono dubbi sulla solidità dei colossali piloni che lo sorreggono.
Così, da qualche anno, il paesino di Casale San Nicola, una frazione del comune di Isola del Gran Sasso, in provincia di Teramo, prova a far sentire la propria voce nonostante quella massa di cemento armato che lo attraversa. E che incombe sull’abitato: la A24, appena uscita dal ventre della montagna, sale sul viadotto che corre sopra il paese. Poco male, se non fosse che, lì sotto, capitano cose spiacevoli. Ce le racconta Fadino Di Pietro, presidente dell’amministrazione separata di Casale, che da anni si batte, spesso invano, per denunciare le cattive condizioni di manutenzione di quei giganteschi viadotti. «Le foto sono eloquenti, anche se la società concessionaria dice che il degrado è solo superficiale, che non c’è pericolo. L’armatura in ferro, arrugginita, è emersa dalla struttura. Da anni cadono grossi pezzi di cemento, per fortuna non si è mai fatto male nessuno, ma questa pioggia di pietre non è proprio rassicurante, e nemmeno quando rappezzano le cose cambiano, perché nel giro di poco il ferro torna a vista». Eppure i soldi per la manutenzione sono arrivati, con uno stanziamento di 240 milioni della Regione Abruzzo. «Ma per ora la situazione resta questa – continua Di Pietro – pare che si cominci dall’Aquila, e spero che i soldi bastino per ristrutturare anche il nostro versante». Non resta che incrociare le dita, visto che la stessa società Strada dei Parchi, pur confermando la sicurezza dei viadotti, reclama lo sblocco dei fondi per adeguare le strutture al rischio sismico. E nel frattempo, a Casale San Nicola, piove sul bagnato. Perché oltre ai calcinacci cade anche acqua dai viadotti, quando piove. E per Di Pietro quella che scende e allaga orti e terreni è inquinata. «Lo ha detto anche un medico della Ausl 4 di Teramo, facendo seguito a una denuncia, che le acque meteoriche che scendono dai piloni malconci sono verosilmente «motivo di contaminazione ambientale» e portano giù inquinanti. Ho anche fatto fare delle analisi, e ci sono molti metalli pesanti, inquietanti…». Ma per la società è tutto in regola con le leggi regionali, e tanto basta.
Più a Sud, in Calabria, precisamente a Catanzaro, c’è un altro ponte che solleva preoccupazioni. È il viadotto Bisantis, noto anche come «ponte Morandi» perché, come quello caduto a Genova, è stato costruito a inizio anni ’60 su progetto dell’ingegner Riccardo Morandi. Anche qui l’armatura del calcestruzzo è a vista, e qualche dubbio sulla sicurezza è venuto pure al sindaco, Sergio Abramo. Che ha fissato per martedì mattina un incontro con il coordinatore regionale dell’Anas, che ha rassicurato sulla sicurezza del viadotto: al centro del faccia a faccia proprio i lavori di manutenzione straordinaria del ponte ad arco. Ieri, intanto, i consiglieri comunali di Forza Italia sono andati a filmare i piloni malconci del Bisantis con l’aiuto di un drone. Porteranno le foto, inquietanti, al sindaco, sperando si corra ai ripari. IL GIORNALE.IT