Il Colle non è sereno sui conti del governo

Roma – Camicia azzurra, niente giacca, aria rilassata. Sergio Mattarella, tra una cena in pizzeria, due passi sotto l’Ammiragliato e una visita alla tomba di Giuseppe Garibaldi a Caprera, si gode le vacanze sull’isola della Maddalena.

Se è preoccupato per un imminente attacco speculativo all’Italia, almeno in pubblico non lo fa capire. Se la pensa come Di Maio, per il quale «se qualcuno vuole usare i mercati contro il governo, sappia che non siamo ricattabili», il presidente non lo dà a vedere. Ma in realtà al Quirinale l’allarme rosso sulla situazione finanziaria è acceso da qualche settimana.

Una «preoccupazione» che è nata già a fine maggio, prima ancora del debutto dell’esecutivo giallo-verde, nei giorni del braccio di ferro su Paolo Savona, e che è parecchio montata negli ultimi tempi dopo le indiscrezioni sulla prossima manovra. Per il Colle infatti il rischio default non è cosa da prendere alla leggera, come ha ammonito il 26 maggio ricevendo la stampa parlamentare. Ogni governo – ha spiegato – ha il diritto, forse anche il dovere di innovare, però deve ricordare che sta lì a tempo e che il Paese non gli appartiene. L’Italia «ha una reputazione di Stato ordinato e ben amministrato da difendere» e «un senso di responsabilità che dovrebbe appartenere a tutti». In questo quadro la «disciplina» dei conti pubblici e i buoni rapporti con l’Europa sono essenziali.

Invece succede che da un paio di mesi l’Italia è finita sotto pressione. Incertezze su grandi opere come Tap e Tav. Futuro nebuloso per grandi industrie come Alitalia e Ilva. Primi avvisi di una fuga di capitali. Spread in salita: da giugno il differenziale tra i nostri Bond e i titoli tedeschi è cresciuto di cento punti. Debito pubblico in aumento e banche in sofferenza. Saldo della bilancia dei pagamenti peggiorato di 39 miliardi. Se poi si aggiunge la crisi della lira turca che sta coinvolgendo diverse imprese italiane, il momento no della borsa di Milano e l’imminente chiusura dell’ombrello del Qi aperto da Mario Draghi con l’acquisti massiccio di titoli sovrani, ecco come la «preoccupazione» del presidente stia piano piano diventando una vera inquietudine.

Mattarella, nei suoi contatti con Conte e Tria, aveva consigliato diplomazia e prudenza, invece è stata imboccata un’altra strada. Prima le polemiche striscianti sullo stesso Tria, ministro dell’Economia gradito al Colle. Ora la scelta del governo di forzare la mano, per portare a casa flat tax, reddito di cittadinanza e ritocco della legge Fornero, finanziando le costose riforme bandiera della maggioranza con misure discutibili e destabilizzanti come il massacro delle pensioni, oppure agendo in deficit, senza rispettare il famoso tetto europeo del tre per cento nel rapporto con il Pil. Per non parlare della sfìda lanciata dal «moderato» Giancarlo Giorgetti ai soliti poteri forti, ai mercati e all’Unione Europea.

Si avvicina dunque un autunno difficile. Andando avanti così si rischia di sbattere, e forse è proprio quello che si vuole, con l’idea di tornare a votare attaccando durante la campagna elettorale tutti quelli che non hanno fatto lavorare il governo del cambiamento. Il capo dello Stato osserva con un certo fastidio gli sviluppi, ma per ora preferisce non intervenire. Per parlare aspetta di vedere carte e numeri.

IL GIORNALE.IT

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