Scontro aperto con Tria E la Lega pensa al blitz per cambiare il ministro
Tra Matteo Salvini e Giovanni Tria la convivenza si fa sempre più dura. Le sedute del consiglio dei ministri sono ormai il terreno per la resa dei conti tra il ministro dell’Economia e il titolare del Viminale, la sede permanente di un scontro tra due visioni: sovranista ed espansiva, rappresentata dal leader della Lega, ed europeista, improntata al rigore, incarnata dal titolare del Mef.
Non è un mistero che tra Salvini e Tria non ci sia mai stato feeling: il segretario del Carroccio voleva Paolo Savona in via XX settembre.
Tria è il nome del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, imposto nell’esecutivo Conte con la mediazione di Giancarlo Giorgetti, sottosegretario alla presidenza del Consiglio e vero suggeritore delle strategie salviniane. Ma ora, due mesi dopo la nascita del governo gialloverde, anche Giorgetti è costretto a certificare il fallimento di ogni tentativo di mediazione: tra Salvini e Tria è rottura. Il ministro dell’Economia, forte della copertura politica del Colle e del premier Conte, non perde occasione per bacchettare e bocciare le proposte del ministro dell’Interno, richiamandolo al rispetto dei conti e delle leggi. E Salvini, che non ama i professori, non perde occasione per minacciare di far saltare il tavolo.
Una commedia che si ripete in ogni cdm sotto lo sguardo del presidente Conte. È così palese la distanza che i due ministri non si preoccupano più di smentire gli scontri raccontati dalla stampa. L’ultimo strappo si è consumato sullo stop che Tria ha imposto all’assunzione di 8mila agenti nelle forze dell’ordine, affondando uno dei cavalli di battaglia della Lega: la sicurezza. Non ci sono le coperture economiche per assumere unità nelle forze dell’ordine. L’alt di Tria ha costretto Salvini a ritirare fuori dal cilindro la leva obbligatoria per nascondere il blocco delle assunzioni.
Ora tra i due ministri è ancora una fase di riscaldamento. La partita ufficiale comincerà a settembre. Al rientro dalle vacanze si metterà mano alla legge di bilancio: il disegno di legge di bilancio 2019 dovrà essere pronto entro il 20 ottobre e approvato dal Parlamento (con eventuali modifiche) entro il 31 dicembre. Il sottosegretario Giorgetti evoca un attacco dei mercati: uno scenario che aumenterebbe il potere di Tria e ridurrebbe l’agibilità di Salvini. Con lo spettro degli attacchi speculativi, i due ministri dovranno trovare una quadra sulla legge di bilancio.
Salvini si gioca tutto su flat tax, legge Fornero e pace fiscale: Tria ha già frenato, lasciando intravedere solo l’ipotesi di un avvio graduale della flat tax e mantenendo in piedi l’idea di un aumento dell’Iva. Anche sulla cancellazione del bonus di 80 euro, Tria non ha proferito parole di smentita, confermando come l’ipotesi sia al vaglio del tecnici del Mef. Interventi che la Lega non riuscirebbe a sostenere. La tentazione di sostituire Tria c’è. È un’opzione che Salvini valuta ma deve superare due ostacoli insormontabili: Conte e Mattarella. Più agevole un’altra strada: far saltare il governo sulla legge di bilancio. E presentarsi agli italiani con un «nuovo» nemico da combattere: il ministro Tria. IL GIORNALE.IT