Il sindaco più buonista della sinistra appende la fascia tricolore “al chiodo”. Lo schiaffo di Salvini.
In questa foto il primo cittadino viene ritratto col viso stravolto dal caldo e dai morsi della fame, con la nobilissima fascia tricolore, simbolo dell’Italia repubblicana, appesa al muro.
Così, Lucano, si ribella contro il Ministero dell’Interno dopo le ultime ispezioni dei funzionari della “Direzione Centrale dei servizi civili per l’immigrazione e l’asilo”.
Le ispezioni presentano un quadro quantomeno allarmante, se non anche sconfortante e preoccupante. Già anni fa una precedente visita ministeriale aveva denunciato una sorta di accoglienza alla rifusa: mancanza di pezze d’appoggio per le spese, affidamenti diretti di servizi, utilizzo di personale non qualificato, rimborsi sospetti.
Un’amministrazione di beni pubblici quantomeno leggera, a voler interpretare il tono delle carte. La situazione non sembra essere migliorata ai giorni nostri.Con una nota del 30/07/18 (di cui siamo entrati in possesso), il Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione ha comunicato al sindaco di Riace l’avvio del procedimento finalizzato all’applicazione di 44 punti di penalità, considerata l’entità, la rilevanza e la persistenza di criticità accertate nella gestione del progetto Sprar della cittadina jonica calabrese.
Tante le cose che proprio non quadrano. A cominciare dall’assenza o dalla mancata registrazione di contratti di locazione di abitazioni o locali destinati all’accoglienza.
In materia di servizi, la mancata rispondenza dei servizi erogati con quelli indicati nella domanda di contributo. Difficili i rapporti fra i migranti accolti e gli operatori delle associazioni a cui sono affidati, che sfociano, di tanto in tanto, in tensioni e malumori.
Macchinoso e poco chiaro risulta essere l’utilizzo di una sorta di “buono spesa”, stampato ad hoc: molti migranti denunciano il rincaro del prezzo dei beni in vendita negli esercizi convenzionati, se solo si tenti di acquistarli utilizzando i buoni.
Riace ne esce sconfitta, dunque.
Fonte: Il Giornale