Marsala, fermato scafista tunisino, preparava nuovi “viaggi” coi barconi
La guardia di finanza di Marsala ha tratto in arresto un tunisino accusato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, attuando così l’ordinanza emessa dalla procura della repubblica di Marsala.
Lo straniero è stato incriminato per aver organizzato un viaggio dalla Tunisia all’isola di Pantelleria trasportando, a bordo di un’imbarcazione da lui stesso condotta, due connazionli. Questi ultimi, pochi giorni dopo lo sbarco, sono stati intercettati dalle Fiamme Gialle, ovviamente sprovvisti di documenti di identità. Trasferiti presso l’hot spot di Trapani-Milo, i due clandestini hanno rilasciato delle dichiarazioni circa le dinamiche del viaggio verso Pantelleria che hanno permesso di dare avvio alle indagini.
È stato uno dei due tunisini in particolar modo a raccontare i dettagli più interessanti. L’uomo ha spiegato ai finanzieri di aver consegnato allo scafista connazionale circa 4mila dinari (pari a 1700 euro) per viaggiare verso l’Italia a bordo di un gommone di 3 metri partito da Kelibia, una delle principali località da cui partono i viaggi verso il nostro paese dalla Tunisia. Secondo gli accordi raggiunti, il connazionale avrebbe dovuto farli sbarcare tra Marsala e Mazzara, invece all’ultimo li avrebbe raggirati scaricandoli a Pantelleria.
Con le preziose informazioni raccolte, la guardia di finanza ha dato avvio alle indagini, che comprendevano anche intercettazioni telefoniche ai danni dello scafista, le quali hanno permesso di corroborare quanto scoperto fino a quel momento. Grazie ai risultati dell’investigazione è dunque finito in manette Berhouma Moncef, 48enne tunisino con numerosi precedenti di polizia alle spalle.
L’uomo è stato intercettato a Ischia, isola in cui vive la sua famiglia e da dove, stando alle intercettazioni telefoniche, stava organizzando nuovi “viaggi della speranza”. La sua di speranza era quella di ottenere un’imbarcazione più grande così da massimizzare gli introiti, ora il mare lo dovrà immaginare dietro le sbarre del carcere di Poggioreale a Napoli.
IL GIORNALE.IT