Luigi Di Maio non ha finito sulle pensioni: ora vuole tagliare quelle dei sindacalisti
Asili nido gratis per tutti e taglio alle pensioni d’oro dei sindacalisti. Sono queste le due carte, una più popolare dell’altra, che Luigi Di Maio mette sul tavolo durante il question time al Senato. Seduta che va in diretta tv. Nello stesso giorno in cui, a pochi metri da lì, nell’altro palazzo del Parlamento, Montecitorio, il “suo” decreto Dignità va verso verso l’approvazione definitiva. Ma tra le polemiche (dentro) delle opposizioni e le preoccupazioni (fuori) degli imprenditori. Non è un caso la contemporaneità. E non è un caso che il question time in Senato abbia la diretta televisiva. Il vicepremier del M5S puntava tutto sulla prima misura in tema di lavoro. Dal punto di vista comunicativo l’effetto, per ora, non è stato dei migliori. Ecco, allora, che il leader pentastellato scarta e rilancia, parlando direttamente agli italiani
Mamme e sindacalisti. Aiuto alle donne e lotta contro i privilegi. Due temi di sicura presa e che tutti gli esecutivi, con alterne fortune, hanno cercato di affrontare. Per entrambi, lo strumento è la legge di bilancio, che impegnerà il governo in autunno. «Stiamo considerando», ha detto Di Maio, «la possibilità di una misura forte di copertura totale del costo per gli asili nido, in modo da poter favorire la conciliazione tra famiglia e lavoro». Con che soldi? Da una parte i fondi europei destinati a misure sociali, dall’altra il riordino degli attuali sgravi previsti per le donne. «Alla copertura degli oneri si potrà provvedere anche con risorse comunitarie dal fondo sociale europeo, oltre che con la riorganizzazione di diversi contributi, attualmente frammentati». Bisogna vedere se la Commissione Ue permetterà questo uso. Ma, intanto, questa è l’intenzione.
DUE ASSI
Poi, ha calato il secondo asso: le pensioni dei sindacalisti. «Questo governo, così come previsto dal contratto di governo», ha spiegato Di Maio, «vuole mettere fine a tutti i privilegi: vitalizi, auto blu, pensioni di privilegio. Tutto ciò che è privilegio va eliminato perché è ora che si ristabilisca che tutti i cittadini sono uguali e devono essere trattati alla stessa maniera. Questo discorso vale anche per i privilegi sindacali sui quali chiaramente interverremo». Anzi, ha spiegato che il governo sta «già lavorando in collaborazione con l’Inps per eliminare le cosiddette pensioni d’oro e nulla osta secondo questo ministero a metter mano alla pensione dei sindacalisti». Si è poi soffermato a spiegare la «peculiarità dell’ordinamento previdenziale» per quanto riguarda i sindacalisti. Una normativa che «consente loro di avere una pensione di privilegio, incrementando la retribuzione pensionabile negli ultimi anni di servizio». Il meccanismo è noto e tante volte i giornali ne hanno scritto.
Il carnet presentato da Di Maio non si ferma qui. Ha, poi, assicurato che «il reddito di cittadinanza è una priorità per questo governo e per il paese» e che la proposta di legge «è pronta». A breve, ha detto, arriverà in Parlamento. E «ci sarà una banca dati per l’incrocio dei dati, un sistema informativo unico alimentato con informazioni continue con la registrazione elettronica delle competenze e un fascicolo personale elettronico».
LA BAGARRE
Infine, sempre in tema di lotta ai privilegi, ha promesso l’eliminazione dell’Airbus voluto da Renzi, scatenando una bagarre in Aula, con la parte dei senatori dem che protestava e il presidente Casellati che è dovuta intervenire per riportare la calma. «L’Airbus 340-500», ha spiegato Di Maio, «è per me uno dei simboli degli sprechi e dei privilegi che sentiamo il dovere di eliminare. Stiamo parlando di un quadrimotore turbofan uscito dal mercato nel 2011 e quindi superato e obsoleto, un apparecchio fuori dal tempo proprio come l’idea stessa di utilizzare questo velivolo per soddisfare esigenze puramente narcisistiche, uno spreco milionario ai danni dei cittadini. Per noi non è una questione banale, per noi è una questione di principio e qualcuno deve rendere conto della totale disinvoltura con cui sono stati usati questi soldi pubblici». Ha poi elencato i costi dell’operazione, per un totale di «150 milioni in otto anni». Per il Pd, i ministri del M5S «hanno trasformato il Senato in una tribuna per la loro propaganda».