Renzi sul Decreto Dignità: ‘È il decreto della disoccupazione’
“Il decreto dignità l’hanno fatto in urgenza e invece partirà a ottobre, l’hanno cambiato in corso d’opera, ma soprattutto nella relazione scrivono che con quelle misure si perderanno 80mila posti di lavoro in 10 anni”.
Così Matteo Renzi sul Decreto Dignità durante una diretta su Facebook.
“Quello – ha aggiunto – non è il decreto dignità, è il decreto disoccupazione. Di Maio non è il ministro del lavoro, è il ministro della disoccupazione”.
“Parliamo del dl disoccupazione – ha continuato Renzi – Tutti a discutere come deve essere l’indennità per il licenziamento illegittimo, come deve essere il parere dell’opposizione sul comma sette dell’articolo 3… Oh ragazzi, qui c’è una storia incredibile”.
L’ex premier ha poi detto che “hanno fatto ‘sto decreto dicendo che c’erano le condizioni di necessità e urgenza e poi lo fanno partire a ottobre, e uno si domanda dove stavano necessità e urgenza. Lo hanno cambiato più volte in corso d’opera, ma soprattutto nella relazione fatta al dl c’è scritto che si perderanno in dieci anni 80mila posti di lavoro. E’ una cosa enorme, lo scrivono nero su bianco loro stessi. E cercano di cambiare discorso. Quello è il decreto disoccupazione, quello non è il ministro del Lavoro ma della disoccupazione”.
E ancora: “Tutti a discutere su come deve essere l’indennità per i licenziamenti, su come deve essere il parere dell’opposizione su come deve essere questo o quel comma. Questo decreto ha una storia incredibile. Hanno fatto un decreto perché c’era necessità e urgenza e poi lo fanno iniziare a ottobre. Poi lo hanno cambiato in corso d’opera, poi nella relazione c’è scritto che si perdono 80 mila posti di lavoro. E cercano di cambiare discorso. E’ un decreto disoccupazione, e Di Maio non è ministro del lavoro ma ministro della disoccupazione. Una cosa enorme ma non se ne parla”.
Renzi ha anche parlato di Sergio Marchionne, che “è stato uno dei migliori manager degli ultimi tempi, ha riaperto fabbriche e salvato Chrysler, il dato di fatto è che il lavoro lo creano quelli che rischiano e non chi sta sul divano ad aspettare il reddito di cittadinanza”.