Il ministro dell’Economia Tria si vuole smarcare da M5S e Lega?
Ormai appare sempre più che il Ministro Dell’Economia Giovanni Tria abbia passato il Rubicone e abbia deciso di proseguire la sua avventura allentando il legame di fiducia con le forze politiche di maggioranza, M5S e Lega, che hanno dato vita e sostengono il Governo Conte.
Ripetutamente in questi giorni Tria ha fatto dichiarazioni che mettono in risalto una politica economica di continuità con il precedente Ministro Padoan del Governo Renzi.
Alle dichiarazioni, il ministro, ha fatto seguire le decisioni sulle nomine di sua competenza che si caratterizzano con la conferma della stessa squadra di dirigenti di fiducia del precedente Ministro Dell’Economia Padoan, con l’obbiettivo evidente, ancorché non dichiarato, di assicurare completa e totale continuità con le politiche economiche perseguite dal precedente Governo, che hanno distrutto la nostra economia e la nostra società, riducendo in estrema povertà larghi strati della nostra popolazione.
In particolare di questo articolo riporto alla vostra attenzione quanto segue:
“Rivera, come tutti gli altri funzionari facevano parte della squadra che ha affiancato Pier Carlo Padoan durante la sua presenza a Via Venti Settembre. Viene confermato anche il Ragioniere generale dello Stato, Daniele Franco, ex Bankitalia: uomo cruciale per le bollinature, cioè per il via libera alle coperture, vero e proprio fianco scoperto del programma gialloverde. Conferma anche per Fabrizia Lapecorella, guida del dipartimento fisco del ministero cui spetterà il compito di sbrogliare la matassa della flat tax”.
Questa linea politica di Tria portata in solitudine e autonomia, fa mancare il gioco di squadra con gli altri ministri, soprattutto con Salvini e Di Maio che gli hanno voluto affidare il dicastero dell’Economia.
Tria sembra godere della fiducia del Presidente della Repubblica Mattarella, il quale vorrebbe, come si scrive in questo articolo, “blindare il ministro dell’Economia”.
Ultimamente il capo dello Stato sembra accentuare l’interpretazione del suo ruolo di garante dell’unità nazionale imitando il comportamento di interventismo del presidente emerito Giorgio Napolitano, il quale ultimo per molte volte è stato accusato di essere andato oltre il dettato costituzionale (il M5S chiese l’impeachment di Napolitano).
Il terreno di intervento da parte di Mattarella sembra privilegiare la politica economica, senza disdegnare il tema caldissimo dell’immigrazione o quello della politica estera.
Giorni fa Mattarella si è recato a Baku, quasi a dire da là al Governo Conte che il TAP si fa a prescindere dalla volontà politica del Governo in merito, il quale invece ha parecchi dubbi e non fa nulla per nasconderli per bocca del Ministro Costa e del Ministro Lezzi.
Ma dove l’interventismo di Mattarella sembra rassomigliare di più a quello di Napolitano è sulla politica economica del Governo Conte.
Già dal momento della scelta del Ministro Dell’Economia – in cui Mattarella si oppose, senza motivi plausibili, alla proposta di nomina di Paolo Savona – il comportamento del nostro Presidente Della Repubblica si è rivelato una sorta di comportamento ‘istituzionale’ che sembra mettere direttamente sotto sua tutela il ministro dell’economia come se dovesse rispondere direttamente a lui e non al Presidente Del Consiglio e alle forze politiche che sostengono il Governo Conte.
Non bisogna certamente ricordare al nostro Presidente della Repubblica che le forze politiche che sostengono il Governo Conte, Movimento 5 Stelle e Lega, rispondono ai cittadini che li hanno votati.
Essi quindi sono responsabili verso di loro della politica economica del Ministro Tria.
Tanto meno può sfuggire al nostro Presidente che non è data responsabilità senza il potere di compiere gli atti per farvi fronte.
Ci mancherebbe solo che fosse richiesto ai 5 Stelle e alla Lega di rispondere ai cittadini loro elettori e all’insieme dei cittadini per una politica economica da loro non voluta in quanto non corrispondente agli impegni con gli elettori e a quanto scritto nel Contratto di Governo che hanno sottoscritto come documento vincolante che guida l’azione di governo.
Il cosiddetto bilanciamento dei poteri non può oltrepassare questa linea di semplice buon senso e che la nostra Costituzione infatti tutela quando stabilisce che la linea politica del nostro Paese la esprime il governo (art. 92 e segg. della Costituzione).
E, ovviamente, le forze politiche che lo sostengono poi ne rispondono ai loro elettori e a tutti i cittadini italiani.
Ma, ripeto la domanda, come potrebbero i cittadini che hanno dato loro il proprio voto chiamarle a risponderne, se sono state private, non formalmente ma operativamente, del corrispondente potere di governare?
A quel punto, cosa dovrebbero fare i cittadini il cui voto appare risultare vanificato?