Salvini al Washington Post: ‘Annessione Crimea legittima. Serve un piano Marshall per l’Africa’
L’annessione della Crimea alla Russia è legittima in quanto è “avvenuta dopo un referendum”.
Lo ha detto Matteo Salvini al Washington Post in un’intervista nella quale ha affrontato i temi più importanti di politica internazionale.
Il vicepremer ha spiegato che in Crimea “ci sono alcune zone storicamente russe, in cui c’è una cultura e delle trazioni russe, e che quindi appartengono legittimamente alla Federazione Russa”.
Quanto alle sanzioni alla Russia, Salvini ha dichiarato che devono essere abolite “perché non funzionano e provocano un danno alle nostre esportazioni”.
Dalla Russia, ha sottolineato, “non abbiamo mai ricevuto un euro, un rublo, un dollaro. Avevamo invece firmato un accordo politico con Russia Unita che prevedeva una collaborazione tra i movimenti giovanili dei nostri partiti”.
Il ministro dell’Interno ha parlato anche del presidente degli Stati Uniti d’America Donald Trump, il quale sta realizzando “ciò che ha promesso agli elettori proprio come ha fatto quando ha riconosciuto Gerusalemme come capitale d’Israele”.
“Sono pienamente d’accordo con quella decisione,” ha aggiunto.
Sulla questione euro e Unione Europea, Salvini ha detto:
“Penso ancora che l’Euro sia un esperimento sbagliato, dobbiamo migliorarlo, ma sulla necessità di uscirne… chi non ha mai cambiato idea? Vogliamo lavorare per cambiare l’Europa dall’interno e non per uscirne”.
“Vogliamo cambiare la sua economia, la sua politica, la fiscalità e le politiche agricole – ha proseguito – Ad esempio, cambierei immediatamente la direttiva sulle banche. Dal canto nostro, stiamo facendo di tutto per rispettare il limite del 3 per cento del rapporto deficit/Pil, anche se il limite del 3 per cento non è inciso nella pietra”.
Per quanto riguarda il tema migranti, il leader della Lega ha affermato che “l’obiettivo finale non è quello di distribuire i migranti tra i vari Paesi europei, ma di evitare che arrivino in Europa”.
E ha proposto di realizzare un “piano Marshall, per migliorare le condizioni di vita” dei migranti “nei loro Paesi d’origine”