Inps, Tito Boeri sugli esodati ha sbagliato tutte le stime: il documento che lo dimostra
Le dichiarazioni dell’Inps vanno sempre prese per oro colato? Le sue previsioni, non i dati distribuiti in consuntivo frutto di calcoli statistici, vanno scolpite sul granito? «Non direi», dice Cesare Damiano, ex ministro Pd del Lavoro e della previdenza sociale del governo Prodi dal 2006 al 2008.
Damiano, che vanta anche un lungo passato da sindacalista, ha pubblicato sul suo sito un intervento con cui soffia sul fuoco delle polemiche di questi giorni riguardo i numeri distribuiti dall’Istituto di previdenza, sulle possibili conseguenze in termini di posti di lavoro persi con l’introduzione del decreto Dignità.
Il politico ricorda che «di polemiche con Boeri, con l’Inps e la Ragioneria ne ho fatte parecchie nella scorsa legislatura, svolgendo il mio ruolo di presidente della Commissione Lavoro della Camera. Boeri mi ha persino scritto una lettera, a me e alla Commissione, per lamentarsene. Quindi, nessuno stupore e nessun inedito se esiste un conflitto».
GLI ESEMPI
L’ex ministro va oltre la critica e ma mette in fila una serie di numeri diffusi dall’istituto risultati poi completamente sballati: «Nel 2011 (Boeri non c’era), la previsione relativa agli esodati fatta dall’Inps era di 50.000 persone. A giugno dell’anno successivo era balzata a 392.000 (8 volte tanto!) e a consuntivo, dopo 8 salvaguardie, di 155.000. Numeri alquanto ballerini».
Per Damiano si tratta della conferma che «nessuno ha la verità in tasca o dispone della scienza infusa». E sottolinea come nel neanche troppo lontano dicembre del 2013, sempre secondo i dati dell’Inps, si era arrivati ad uno stanziamento di 11 miliardi e 600 milioni per 172.000 salvaguardati. «Ebbene, 3 delle 8 salvaguardie complessive sono state finanziate con i risparmi generati dai numeri gonfiati delle salvaguardie precedenti e, per l’Ottava e ultima salvaguardia, l’Inps ha imposto come numero 30.700 unità: dopo quasi 2 anni solo 14000 domande sono state accolte, meno della metà».
Ma se da un lato Damiano ci tiene a far sapere che «la differenza con i 5 Stelle è che non ho mai parlato di complotto quando non concordavo con le cifre, nè ho chiesto dimissioni», dall’altro affonda la lama proprio sull’attuale presidenza Inps, quella di Boeri, reo di aver aumentato i poteri in capo alla sua poltrona. E quindi avanza una proposta: «Forse andrebbe affrontato il tema della Governance degli Enti», dice l’ex ministro, «al fine di sostituire l’uomo solo al comando con un normale e snello consiglio di amministrazione composto da 3 persone».
Una piccola rivoluzione a cui la politica in realtà sta lavorando da tempo.
LA RIVOLUZIONE
La riforma sarebbe dovuta entrare in vigore all’inizio di quest’anno ma il precedente Parlamento ha privilegiato altro e il tutto è finito in soffitta.
«Esiste, in Commissione Lavoro della Camera, una proposta di legge unificata elaborata nella scorsa legislatura che ha visto concordi tutti i partiti. Basta rimetterla in discussione e approvarla. Sarebbe già un passo avanti», conclude Damiano.
Il mandato di Boeri scadrà a febbraio ma se l’attuale governo lo volesse mandare a casa prima, basterebbe avviare la riforma. Il vertice dell’Inps decadrebbe in automatico.