Luigi Di Maio, il decreto dignità: tutte le idiozie nel testo varato in Consiglio dei ministri
Via libera ieri, in tarda, serata al Decreto Dignità. Il Consiglio dei ministri, assente Salvini, ha approvato il pacchetto di norme firmato da Luigi Di Maio che lui stesso definisce «la Waterloo del precariato». Il provvedimento riserva parecchie sorprese. Intanto mancano gli incentivi alle assunzioni stabili che il ministro del Lavoro aveva più volte annunciato in queste ultime settimane. Arriva invece la stretta su contratti a tempo determinato e somministrazione che si applica subito, pure sui rapporti in corso.
Innanzitutto i contratti a termine potranno durare fino a 12 mesi e saranno rinnovabili per altri 12 mesi ma solo in presenza di esigenze oggettive. Specificandole chiaramente all’atto di ogni rinnovo. Come anticipato dallo stesso ministro i rinnovi possibili scendono da cinque a quattro e già al primo scatta un aumento dello 0,5% sui contributi da versare. In tutto, dunque, il medesimo contratto potrà durare 24 mesi e non 36 come prima.
JOBS ACT STRAVOLTO
Ma la novità più importante è proprio il ritorno della causale che obbliga i datori di lavoro a dichiarare il motivo per cui assumono ogni singolo dipendente a termine. Storicamente uno dei motivi che hanno alimentato le cause di lavoro. Proprio l’eliminazione della causale, assieme ai contratti a tutele crescenti, introdotti con il Jobs Act, è uno dei fattori che hanno fatto impennare la curva delle assunzioni, abbassando contemporaneamente quella dei disoccupati.
Ma c’è un’ulteriore novità, che smentisce le indiscrezioni di questi ultimi giorni. Sia l’inasprimento contributivo, sia la causale obbligatoria, scattano pure per i contratti in somministrazione, quelli intermediati dalle agenzie private per il lavoro. Mentre in un primo tempo si pensava che fosse abolito lo staff leasing, cioé la somministrazione a tempo indeterminato – il dipendente viene assunto dall’agenzia e mandato in missione in azienda – è scattato invece un giro di vite inatteso su tutti gli interinali.
LICENZIAMENTI PIÙ CARI
Stretta anche sui licenziamenti per giustificato motivo oggettivo, come la crisi economica dell’azienda, contemplati dal Jobs Act. Gli indennizzi ora vanno da un minimo di 4 a un massimo di 24 mesi, in relazione all’azianità aziendale del dipendente licenziato. Il Decreto Dignità prevede «un aumento del 50% dell’indennizzo che potrà arrivare anche a 36 mensilità».
Tutte negative le reazioni delle categorie produttive interessate dal provvedimento. Confcommercio boccia «la reintroduzione delle causali e l’aumento incrementale del contributo per le imprese» che «rappresentano una fortissima penalizzazione per le aziende del terziario e del turismo». Per gli artigiani della Cna le causali rischiano di riprodurre «la stessa situazione di incertezza che in passato è stata fonte di numerosi contenziosi». Molto critici gli organismi di rappresentanza delle agenzie per il lavoro. Assolavoro esprime «gravi e profonde preoccupazioni» , mentre per Assosomm si rischia una «drammatica riduzione occupazionale per i lavoratori in somministrazione».
A fare il calcolo di quanti contratti a termine siano in gioco è Datagiovani che ha realizzato un’indagine sul tema pubblicata dal Sole 24 Ore. Già ad agosto scadranno 892mila rapporti a tempo determinato e quasi uno su due riguarda gli under 35.