La replica di Di Maio al rappresentante in Italia di una società del gioco d’azzardo online
Riportiamo di seguito la replica di Di Maio al rappresentante in Italia di una società del gioco d’azzardo online, Niklas Lindhal.
Lindhal ha scritto una lettera aperta, pubblicata a pagamento sul Corriere della Sera, al ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico, il quale l’ha letta mentre viaggiava in treno da Roma a Milano.
“Mi scrive – ha raccontato Di Maio su Facebook – a proposito del divieto della pubblicità al gioco d’azzardo che ho inserito nel Decreto Dignità per contrastare seriamente la piaga dell’azzardopatia”.
“Immagino – ha aggiunto – che le sue argomentazioni siano condivise dagli altri operatori del settore, quindi rispondo a lui per rispondere a tutte le società che si occupano di azzardo.
Di seguito la replica di Di Maio:
«Gentile Niklas,
prima di tutto è completamente fuorviante parlare di proibizionismo. Quello che viene vietato è la pubblicità a un prodotto o servizio, non il prodotto in sè. La logica che viene applicata è quella che ha portato al divieto della pubblicità sulle sigarette. Non è stata vietata la vendita, ma la sua sponsorizzazione e la strategia ha funzionato. Lei sostiene che con il divieto alla pubblicità si favorirebbero le attività illegali, io penso il contrario. Penso che meno pubblicità al gioco d’azzardo legale, fare diminuire anche il ricorso a quello illegale. La martellante pubblicità sul gioco d’azzardo, anche utilizzando testimonial ultra famosi, ha come effetto un generale aumento del desiderio di giocare d’azzardo, causando anche un indiretto aumento delle giocate “non autorizzate”. C’è un film che racconta molto bene come funziona questo meccanismo di cinica seduzione: si chiama Thank you for smoking (https://it.wikipedia.org/wiki/Thank_You_for_Smoking) e racconta come, tramite la pubblicità, i lobbisti del tabacco riescono a convincere tantissime persone che il fumo è “figo”, trascurando il fatto che fa male. Questo porta tantissimi profitti alle industrie del tabacco, ma tumori e morte per i consumatori. Non le racconto il finale, ma gliene consiglio la visione.
Il fenomeno principale che voglio debellare con questa norma è l’azzardopatia. Se è vero che le entrate fiscali derivanti dal gioco valgono svariati miliardi, è anche vero che i costi sociali dell’azzardopatia in Italia sono quasi altrettanti. E’ un gioco quasi a somma zero per lo Stato che incassa da una parte i soldi che poi deve spendere dall’altra. I malati d’azzardo in Italia sono circa un milione. Un milione di famiglie in cui la serenità e la tranquillità economica non esistono più. E io come ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali devo pensare innanzitutto ai cittadini, alla loro salute e alla loro qualità di vita. Tra il profitto di una società e la felicità di una famiglia, non esito un attimo a scegliere la seconda.
So che ci sono tante persone che vengono pagate fior di quattrini per fare pubblicità al gioco, così come ce ne erano tante che venivano pagate profumatamente per fare pubblicità al fumo. Una volta che la pubblicità al fumo è stata vietata, quelle persone hanno fatto da testimonial per altri prodotti o servizi, continuando ad essere lautamente pagati. E’ lo stesso che accadrà con chi sponsorizza l’azzardo. Ma ne approfitto per sensibilizzare questi vip: non prestatevi più a questa propaganda, pensate a quel milione di famiglie distrutte dall’azzardopatia.
La nostra Costituzione mette la persona al centro e recita che “E` compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana”. Per me l’azzardopatia è un ostacolo ed è mio compito rimuoverlo e abbiamo individuato il divieto della pubblicità all’azzardo come strumento. Non torneremo indietro. Anzi: se come credo riscuoteremo successo, proporrò che la stessa legislazione venga applicata in tutti i Paesi dell’Unione Europea.
Per concludere gentile Niklas, io ho il dovere di tutelare la salute e la qualità della vita dei miei concittadini. E lo farò fino in fondo perché gli unici a cui devo rendere conto sono gli italiani.»