Se la Lega non querela, stop al processo Bossi
Stop al processo Bossi se la Lega non querelerà il proprio ex leader.
Lo prevede una norma entrata in vigore nel maggio scorso. Si tratta di una modifica al codice penale entrata in vigore con il governo Gentiloni.
Perché il processo al senatùr prosegua il Carroccio dovrebbe, secondo quanto riportato dall’ANSA, “sporgere querela per il reato di appropriazione indebita con l’aggravante contestata a Bossi, attualmente senatore e presidente del partito, al figlio e a Belsito, e che in passato ha permesso ai pm di procedere d’ufficio”.
La querela, però, per ora non è stata presa in considerazione. Pertanto, se niente si dovesse muovere, il processo si chiuderebbe per un difetto di procedibilità.
Il processo è stato fissato per il 10 ottobre prossimo, e vede coinvolti Bossi, il figlio Renzo e l’ex tesoriere del Carroccio Francesco Belsito. I quali sono stati condannati nel luglio dell’anno scorso rispettivamente a 2 anni e 3 mesi, 1 anno e 6 mesi e 2 anni e 6 mesi per aver usato i soldi del partito per fini privati.
Inizialmente il Carroccio si era costituito con l’avvocato Domenico Aiello davanti al gup di Milano, ma, spiega Repubblica, “poi nel corso dell’udienza preliminare al legale venne revocato il mandato e il partito rinunciò ad essere parte civile e a chiedere quindi i danni al suo fondatore”.
Secondo le indagini dell’allora procuratore aggiunto Alfredo Robledo e dei pm Paolo Filippini e Roberto Pellicano, Belsito si sarebbe appropriato di circa 2,4 milioni di euro tra il 2009 e il 2011.
Umberto Bossi invece avrebbe usato 208mila euro dei fondi del partito.
A Renzo, figlio dell’ex leader del Carroccio, erano stati addebitati più di 145mila euro, 48mila euro per comprare un’auto e 77mila euro per la laurea ottenuta in Albania.