Migranti, Amendola: ‘Non voglio vivere in Paese che chiude i porti’
“Non voglio vivere in un Paese che chiude i suoi porti”.
Lo ha detto Claudio Amendola, intervenendo all’arena organizzata dal “Piccolo Cinema America” presso il Porto Turistico di Roma a Ostia sabato sera.
Dopo la proiezione del suo film ‘Il permesso – 48 ore fuori’, l’attore, dal palco, ha detto:
“Salvini sta dando voce a un sentimento che è più lontano da me di qualunque cosa voi possiate pensare, ma vedo che è un sentimento che purtroppo fa proseliti e che cresce in Italia”.
“Ho intuito che Salvini – ha continuato – cavalcava delle sensazioni che sono facili, sono naturali nell’uomo, sono semplici da portare avanti”.
E ha aggiunto: “Io credo che stiamo perdendo di vista la nostra indole, che è quella di un Paese con quattromila chilometri coste, siamo ‘partenti’ e siamo ‘arrivanti’. Non possiamo nascondere questa nostra antichissima tradizione: siamo un popolo di mare. Anche chi vive in Padania in qualche modo è un mezzo marinaio”.
“Tutti noi – ha continuato – dobbiamo avere un pochino di coscienza e un pochino di paura, di non lasciare andare questo meraviglioso Paese in una deriva che non ci appartiene e non ci è mai appartenuta, credo sia il momento di risvegliare delle coscienze un po’ troppo sopite”.
E ancora: “Forse se siamo uno dei pochi Paesi europei a non aver mai fatto una vera rivoluzione è proprio perché ogni tanto ci mettiamo seduti e lasciamo che le cose passino e forse questa cosa qua invece non deve passare”.
“Non lo dico per ideologia, lo dico per umanità. Io non sono credente, ma lo dico per umanità cristiana: non voglio far parte di un Paese che chiude i porti e lo voglio dire da qua,” ha concluso Amendola.
Solo due mesi fa, l’attore aveva definito il leader della Lega “miglior politico degli ultimi 30 anni”.